Il documentario After Work dell’italo-svedese Erik Gandini uscirà questo 15 Giugno e pone un interrogativo interessante. L’intelligenza artificiale ci darà un’alternativa al lavoro?
1. Quando l’intelligenza artificiale sostituisce l’uomo
In questi giorni si sta parlando dei pericoli e del futuro del lavoro. Un lavoro che potrebbe essere per la maggior parte fatto dalle “macchine”. Certamente questo porterebbe alla nascita di nuove professioni (un po’ come il computer ha cancellato alcuni mestieri, ma ne ha anche creati altrettanti se non di più), ma e se effettivamente nel futuro ci ritrovassimo senza lavoro perché non più necessario?
Possiamo vivere senza lavorare?
2. L’etica del lavoro dalla rivoluzione industriale ad oggi
Il regista Erik Gandini parla di come sia difficile “immaginare un’alternativa al lavoro”. Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, il lavoro è diventato un mwust perché c’era tanto da fare e ora non riusciamo a staccarci dall’idea che bisogna essere produttivi a tutti i costi.
Lo stesso dibattito che si è acceso sulle Intelligenze Artificiali recentemente (ChatGPT in primis) mostra come non vogliamo e non riusciamo ad affidare i nostri compiti a qualcun’altro. Non siamo semplicemente abituati all’idea di lavorare, abbiamo bisogno del lavoro per definire chi siamo.
3. Lavoro: una necessità?
Un sondaggio della società di analisi e consulenza Gallup ha mostrato che la maggior parte dei lavoratori americani non si sente soddisfatta del proprio impiego e anzi sente una forte demotivazione. Il lavoro dovrebbe nobilitare l’uomo, ma oggi sembra che questo si sia tradotto in “chi più guadagna meglio è”. Sempre lavorando duro però.
Il film AfterWork ci fa riflettere sulla possibilità di una vita senza lavoro. Come cambierebbe il mondo? L’istruzione? La pensione? Ma soprattutto cosa farebbe l’uomo invece di lavorare?
È possibile trovare qualcosa che ci “nobiliti” che non sia il duro lavoro e la remunerazione?
4. L’intelligenza artificiale ci “ruberà” il lavoro?
È possibile un futuro senza lavoro? Forse a livello tecnologico non siamo così lontani, ma a livello etico? Inizieremo a delegare il lavoro all’intelligenza artificiale, ma con quale scopo? Per ridurre il lavoro o per crearne di nuovi?
Un’altro punto di vista è quello dello scrittore Martin Ford. Nel suo libro Il futuro senza lavoro parla appunto della rivoluzione tecnologica e di come porterà i robot a “rubarci” il lavoro. Qui la visione è molto più negativa, Ford prevede una cosiddetta “tempesta perfetta” fatta di aumenti della disuguaglianza e cambiamenti climatici.
Anche i lavori da colletto bianco verranno colpiti dai processi automatizzati e questo non deve sorprendere perché sono molte le professioni che possono essere sostituite da un software specializzato che, paradossalmente, potrebbe costare molto meno rispetto ad un macchinario automatizzato per sostituire un operaio in fabbrica.
Per Ford la soluzione migliore sarebbe un reddito a base universale in modo tale da permettere l’esistenza di un’economia con persone che spendono soldi sul mercato. Questa posizione è in contrasto con quella di altri, tra cui anche Gandini, che vedono l’assenza del lavoro come essa stessa la soluzione per rovesciare il sistema liberando l’umanità dal lavoro.
Saremo mai liberi dal lavoro?