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Le 9 persone dello smart working

I numeri dello studio condotto dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano stima che saranno 3,65 milioni i lavoratori da remoto nel 2024. Numero sicuramente in leggera crescita rispetto a quest’anno, ma che vede anche frenate non indifferenti da parte della PA e delle microimprese.

Inoltre, se prima veniva richiesta a gran voce la possibilità di lavorare full remote da parte dei lavoratori, ora sembra che ci si stia sempre più avvicinando ad una cristallizzazione della modalità ibrida (in remoto 2 giorni su 5, 50% o 1 giorno alla settimana in ufficio).

Ora che siamo lontani dalla pandemia e che lo smart working non rappresenta più una condizione indispensabile per lavorare, possiamo iniziare a fare alcune considerazioni su quale sarà il futuro del lavoro da casa.

Può sembrare superfluo, ma non tutti hanno ben chiaro quale sia il vero significato di smart working. Ne abbiamo già parlato in un precedente articolo, ma riassumendo brevemente:

  • non si tratta di semplice lavoro da casa (quello è il telelavoro)
  • smart working e flessibilità vanno di pari passo
  • è necessaria una struttura tecnologica aziendale (cloud in primis) che permetta il corretto svolgimento del lavoro da remoto

Vediamo 2 interessi che si contrappongono (ma a volte vanno anche d’accordo). Da una parte le aziende che tendono a un lavoro in presenza e dall’altra i lavoratori che spingono sullo smart working (full remote o ibrido).

Questa competizione/cooperazione dà vita a 9 differenti tipi di persona, perché non tutte le aziende hanno la stessa mentalità (molte spingono sul full remote) e allo stesso modo non tutti i lavoratori hanno gli stessi desideri (in molti richiedono o necessitano un lavoro in presenza). 

Vediamo insieme questi 9 profili aiutandoci con la seguente tabella:

I riquadri verdi indicano dove i desideri del lavoratore e dell’azienda combaciano, mentre i 2 opposti (animale sociale e produttore) dove le mentalità divergono totalmente.

Quando sia il lavoratore che l’azienda condividono una mentalità full remote troviamo la figura dell’avatar. Gli avatar sono in perfetta sintonia con la mentalità full remote della propria azienda e ciò li rende molto leali e “ambasciatori” dell’impresa per cui lavorano.

Il ribelle considera il lavoro solo come una necessità per vivere: la sua vita privata è la vera vita. “Meglio spendere le proprie risorse per i propri cari o le proprie passioni piuttosto per un lavoro che non ci fa sentire appagati”.

Quando i punti di vista tra azienda e lavoratore sono diametralmente opposti ecco che abbiamo la figura del produttore. “A che pro andare in ufficio se le stesse mansioni possono essere svolte da casa in un ambiente più tranquillo e lontano dalle distrazioni?”

Il perfetto allineamento tra azienda e lavoratore avviene anche quando entrambi prediligono la modalità di lavoro ibrida. In questo caso abbiamo la figura del conciliatore, ovvero una persona che è riuscita non a bilanciare vita e lavoro, ma invece ad accettare il concetto che entrambi coesistono contemporaneamente ogni giorno nella nostra vita.

Un conciliatore che però si trova in un’azienda che non adotta smart working si “trasforma” in un progressista. Il progressista ritiene il proprio posto di lavoro troppo all’antica e si preoccupa di come sia possibile attirare nuovi talenti se non si adotta una mentalità al passo coi tempi.

Caso opposto è invece quando l’azienda promuove il full remote. Il moderato, proprio come il progressista, non riesce a capire il perché di tale scelta aziendale ed è preoccupato non dei potenziali nuovi colleghi, ma di quelli attuali e di come vi possano essere danni irreparabili per la mancanza delle relazioni sociali tipiche dell’ufficio.

Quando azienda e lavoratore condividono la superfluità dello smart working, si ha la figura del funzionario. Il funzionario è totalmente fedele al suo luogo di lavoro e sebbene non disprezzi l’idea dello smart working, non può fare a meno dell’elemento umano (che non manca mai in ufficio).

Il tradizionalista non comprende la ricerca del bilanciamento tra lavoro e vita privata: esse devono essere distinte in modo netto. Per questo è importante recarsi in un altro luogo, per avere una distinzione ancora più marcata. Il lavoro ibrido è solo una limitazione alla produttività e un ostacolo alla demarcazione vitale tra vita privata e orario lavorativo.

L’ultimo caso è quello opposto al produttore. L’animale sociale necessita dell’interazione umana, ma si trova in un lavoro che svolge completamente da remoto. Per superare questo ostacolo cerca di circondarsi di altre persone per esempio tramite il coworking, lavorando magari da un bar o una biblioteca.



Tutte quante! Ogni azienda deve riuscire a sfruttare il potenziale di ogni singola tipologia di dipendente:

  • Avatar, Conciliatore e Funzionario sono i prefetti esempi di ambassador per promuovere la cultura aziendale.
  • Con i dissenzienti (Ribelle, Progressista, Moderato e Tradizionalista) bisogna cercare di coinvolgerli maggiormente utilizzando una comunicazione trasparente. Fa sempre bene avere un’opposizione nel momento di prendere decisioni importanti.
  • Mentre con coloro che sono disconnessi dalla mentalità aziendale (Produttore e Animale Sociale) è possibile utilizzarli come spunto per migliorare il proprio luogo di lavoro nel breve, ma soprattutto nel lungo termine (la digitalizzazione dell’impresa può far avvicinare i Produttori e le attività extra lavorative per legare il team possono sicuramente incentivare gli Animali Sociali) 

Non bisogna fermarsi solo a cercare il candidato o l’azienda perfetta. Il risultato ottimale è il punto di incontro tra i due (anche se ciò non sempre è possibile, ma questo non giustifica il non provarci). E tu che persona sei?

Fonte: https://hbr.org/2023/11/where-companies-want-employees-to-work-and-where-people-actually-want-to-work