Negli ultimi anni, il lavoro agile, o smart working, ha assunto un ruolo sempre più rilevante nel panorama lavorativo italiano, accelerato dalla necessità di rispondere alle sfide poste dalla pandemia di COVID-19. Oggi, nel 2024, lo smart working non è più una semplice risposta emergenziale, ma una modalità di lavoro consolidata e integrata nelle strategie aziendali, come emerge dall’ultima indagine condotta da Confindustria.
L’evoluzione del lavoro agile
Secondo i dati dell’indagine, nel 2023, il 32,6% delle imprese associate a Confindustria ha adottato il lavoro agile, una cifra quasi quadruplicata rispetto al periodo pre-pandemico. Questo dato riflette un cambiamento significativo nella mentalità e nelle pratiche aziendali italiane. Prima della pandemia, solo l’8,9% delle imprese utilizzava questa modalità di lavoro, evidenziando come la crisi sanitaria abbia accelerato l’adozione di nuove forme organizzative.
Settori e dimensioni aziendali
Lo smart working è più diffuso nel settore dei servizi, dove il 38,5% delle imprese lo ha adottato, rispetto all’industria, che registra una diffusione del 28,2%. Questa differenza può essere in parte spiegata dalla natura delle attività svolte nei rispettivi settori: il lavoro nei servizi spesso può essere svolto da remoto con maggiore facilità rispetto alle attività manifatturiere, che richiedono la presenza fisica dei lavoratori.
La dimensione aziendale gioca un ruolo chiave nella diffusione del lavoro agile. Le grandi imprese, con oltre 100 dipendenti, sono le più propense a implementarlo, con il 66,6% che ha adottato questa modalità di lavoro. Nelle medie imprese (16-99 dipendenti), la quota scende al 35,5%, mentre nelle piccole imprese, con meno di 15 dipendenti, solo il 24,2% utilizza il lavoro agile. Questo trend suggerisce che le grandi organizzazioni, grazie a risorse più ampie e strutture organizzative più complesse, sono meglio equipaggiate per integrare il lavoro agile nelle loro operazioni quotidiane.
Quanto viene utilizzato lo smart working in Italia?
Oltre alla diffusione, l’indagine di Confindustria ha analizzato anche l’intensità di utilizzo dello smart working. Nelle aziende che hanno adottato questa modalità, mediamente il 34% dei dipendenti non dirigenti ha lavorato in modalità agile. La maggior parte di questi lavoratori ha utilizzato lo smart working per 2 o 3 giorni a settimana, una scelta che sembra bilanciare efficacemente la necessità di flessibilità con l’importanza del lavoro in presenza per la coesione del team e la cultura aziendale.
Come sarà il futuro del lavoro
La diffusione crescente dello smart working in Italia riflette un cambiamento culturale che va ben oltre l’emergenza pandemica. Le imprese riconoscono sempre più i benefici di questa modalità di lavoro, non solo in termini di flessibilità per i dipendenti, ma anche come strumento per attrarre e trattenere talenti, migliorare la produttività e ridurre i costi operativi.
Tuttavia, la sfida per il futuro sarà quella di continuare a integrare il lavoro agile in modo sostenibile, garantendo che non si perdano i vantaggi del lavoro in presenza, come la collaborazione e la socializzazione tra colleghi. Sarà inoltre cruciale per le aziende investire in tecnologie adeguate e in formazione per gestire efficacemente team distribuiti e mantenere alti livelli di coinvolgimento e benessere tra i lavoratori.
Fonte: Confindustria