Negli ultimi anni, il mondo del lavoro ha subito profondi cambiamenti, spinti dalle nuove generazioni che rifiutano modelli tradizionali per privilegiare flessibilità e benessere personale. Tra i fenomeni emergenti troviamo il micro retirement e il job hopping, due strategie che sfidano le convenzioni lavorative e ridefiniscono il concetto di carriera.

Cos’è il micro retirement?
Il termine micro retirement è stato coniato da Timothy Ferriss nel 2007 nel libro The 4-Hour Workweek. Si tratta di una forma di “mini pensionamento” che permette di prendersi periodi di pausa dal lavoro per viaggiare, dedicarsi agli hobby o semplicemente riposarsi, anziché attendere la pensione tradizionale.
Questa tendenza nasce come risposta diretta al burnout, lo stress cronico da lavoro che colpisce sempre più giovani professionisti. Il micro retirement non è una semplice vacanza, ma una strategia di vita: si lavora per un certo numero di anni, si accumulano risparmi e si prende una pausa per rigenerarsi prima di tornare nel mondo professionale.
Come funziona il micro retirement?
Un esempio emblematico è quello di Adama Lorna, ingegnere e creator, che ha deciso di applicare il concetto proposto da Ferriss: “Invece di aspettare fino a 60 o 70 anni per viaggiare e dedicarsi ai propri hobby, lo si fa mentre si è giovani e si hanno energia e salute”.
Molti giovani stanno adottando questa filosofia, strutturando la propria carriera in cicli di lavoro seguiti da periodi di pausa. Alcuni scelgono di lavorare per tre anni e poi prendersi un anno sabbatico, mentre altri pianificano pause più brevi ma frequenti.
Tuttavia, non tutti possono permetterselo. Su piattaforme come TikTok, il dibattito è acceso: per molti, il micro retirement è possibile solo se si dispone di una solida base economica o di risparmi significativi.

Il fenomeno del job hopping
Se il micro retirement non è ancora una pratica diffusa in Italia, un’altra tendenza sta invece prendendo piede: il job hopping. Questo fenomeno si riferisce al cambiamento frequente di lavoro, spesso ogni due o tre anni, per ottenere migliori condizioni economiche, nuove opportunità di crescita o maggiore soddisfazione personale.
Secondo l’ANPAL, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, il numero di professionisti che hanno cambiato lavoro almeno due volte in 24 mesi è aumentato del 20% tra il 2015-2016 e il 2020-2021, raggiungendo quasi 3 milioni di persone.
Questa tendenza è guidata principalmente dai Millennials e dalla Gen Z, che danno priorità alla flessibilità lavorativa, all’equilibrio tra vita privata e professionale e alla possibilità di lavorare da remoto.
Un nuovo approccio al lavoro
Le nuove generazioni hanno un approccio al lavoro molto diverso rispetto ai Baby Boomers e alla Gen X. Secondo una ricerca LHH del 2023:
- La durata media in un posto di lavoro è di 8 anni e 3 mesi per i Baby Boomers.
- La Gen X rimane in media 5 anni e 2 mesi.
- I Millennials restano 2 anni e 9 mesi.
- La Gen Z cambia lavoro ogni 2 anni e 3 mesi.
Questo dimostra una maggiore propensione al cambiamento e alla sperimentazione di nuove opportunità.
Il micro retirement e il job hopping rappresentano due facce della stessa medaglia: il desiderio di avere una carriera che lasci spazio al benessere personale e all’autorealizzazione. Mentre il micro retirement permette pause strategiche nella carriera, il job hopping consente di avanzare rapidamente e di adattarsi alle nuove esigenze del mercato.
Queste tendenze indicano che il futuro del lavoro sarà sempre più fluido e personalizzabile, con una crescente attenzione alla qualità della vita. Aziende e datori di lavoro dovranno adattarsi a questi cambiamenti per attrarre e trattenere i talenti delle nuove generazioni.
Fonte: tg24