Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avanzato una richiesta che potrebbe cambiare radicalmente il panorama tecnologico globale: Google potrebbe essere obbligata a vendere Chrome, il browser con la più ampia quota di mercato al mondo. Questa decisione rappresenta il culmine di un’indagine antitrust che ha evidenziato il monopolio di Google nel mercato della ricerca online.
La sentenza antitrust e le sue conseguenze
La decisione del giudice federale Amit Mehta, emessa nell’agosto 2024, ha stabilito che Google ha mantenuto illegalmente un monopolio nella ricerca online, consolidato anche grazie all’integrazione di Chrome e alla raccolta massiva di dati. Con il 66,7% del mercato globale dei browser (contro il 18% di Safari e il 5% di Microsoft Edge), Chrome è uno strumento chiave per Google, in particolare per il suo business pubblicitario multimiliardario. La richiesta di vendere Chrome è quindi un tentativo di creare condizioni più competitive per i rivali come Microsoft e Mozilla.
Oltre a Chrome, si ipotizza che il Dipartimento possa spingere anche per la separazione di Android dagli altri prodotti Alphabet, un’azione che riflette l’intento di limitare il dominio dell’azienda su più settori tecnologici, dall’intelligenza artificiale ai sistemi operativi mobili. Nonostante il governo americano abbia già esplorato la possibilità di cedere Android, al momento l’attenzione è rivolta principalmente su Chrome.
La posizione di Google
Google ha criticato la proposta definendola “radicale” e dannosa per i consumatori e l’innovazione tecnologica. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente degli affari normativi dell’azienda, ha sottolineato che tali misure potrebbero avere effetti negativi anche sugli sviluppatori e sulla leadership tecnologica degli Stati Uniti. La società sostiene che una divisione potrebbe frammentare l’esperienza utente e aumentare i costi per gli sviluppatori di software.
Un parallelismo storico
Questa è considerata l’azione più drastica contro una grande azienda tecnologica dai tempi del tentativo di smembramento di Microsoft negli anni 2000. Sebbene quell’iniziativa non abbia avuto successo, il caso attuale si svolge in un contesto differente, con una maggiore pressione da parte delle autorità di regolamentazione per controllare il potere delle Big Tech.
Impatti sul mercato e sul futuro
La possibilità di una vendita di Chrome ha già avuto ripercussioni sui mercati finanziari, con una significativa perdita di valore per i titoli di Alphabet a Wall Street. La questione, tuttavia, non si limita agli effetti economici immediati: la separazione di Chrome potrebbe rappresentare un’opportunità per ridisegnare il settore dei browser e della pubblicità digitale, consentendo una maggiore concorrenza.
Nonostante le obiezioni di Google, il caso evidenzia una crescente volontà delle autorità di intervenire per limitare il dominio delle grandi aziende tecnologiche, con un impatto potenzialmente storico su come gli utenti interagiscono con la tecnologia digitale.
Fonti: Corriere della Sera, Open, Il Fatto Quotidiano