E’ quello che quasi 4 anni fa sosteneva Larry Page, uno dei fondatori di Google, quando durante un evento pubblico al venture capitalist Vinod Khosla, il leader del colosso di Mountain View non ha mostrato esitazioni: “Se si pensa alle cose di cui si ha bisogno per essere felici, gli antropologi hanno identificato casa, sicurezza e opportunità per i figli.
Non è difficile per noi provvedere a queste cose”, ha argomentato Page. Aggiungendo che “l’idea che tutti debbano lavorare freneticamente per soddisfare le esigenze delle persone è semplicemente non vera“.
Proposta visionaria? Può darsi. D’altronde il 41enne non ha mai fatto mistero del fatto che l’ “essere visionari in un simile scenario è fondamentale. Le compagnie tradizionali si muovono con la stessa logica di cinquant’anni fa” ha di recente detto Page, “puntando alla crescita delle quantità. Ma non è ciò di cui abbiamo bisogno. Soprattutto nella tecnologia, abbiamo bisogno di cambiamenti rivoluzionari, non di incrementare l’esistente”.
Lavorare meno?
Cosa rimane oggi di questa idea rivoluzionaria? Per il momento non sembra molto, visto che gli orari lavorativi stanno aumentando anziché diminuire. Anche se c’è chi ha provato a dare concretezza a quest’idea.
La Svartedalens, una casa di riposo di Göteborg, ha sperimentato la giornata lavorativa di 6 ore (in precedenza era di 8 ore) senza modifiche al salario, per verificare il suo impatto sulla cura dei pazienti e le condizioni lavorative del personale e la sua sostenibilità economica. Esperimento durato circa 1,5 anni (da febbraio 2015 a dicembre 2016).
Sempre in Svezia, la Toyota ha introdotto 13 anni fa l’orario lavorativo giornaliero di 6 ore. Da allora, scrive Hazel Sheffield sull’Independent, i dipendenti sono più felici, la società ricorre meno al turn over e i profitti sono cresciuti.
Altre imprese svedesi stanno provando a seguire l’esempio della Toyota, come la Filimundus, compagnia sviluppatrice di app, con sede a Stoccolma, che l’anno scorso ha introdotto l’orario di sei ore.
Ci sono tuttavia anche esempi più vicini e alla portata come il downshifting che è una delle filosofie del momento: manager e professionisti che decidono autonomamente e consapevolmente di ridimensionare la propria attività lavorativa, e quindi anche il guadagno, per godere di più tempo libero.
Non che si debba per forza “mollare tutto”: downshifting è anche staccare il telefono per un po’, prendere il tempo per se stessi, compiere piccoli gesti che, anche se improduttivi, aiutano a vivere meglio.
“Lavorare meglio per lavorare meno” direbbe Jill Konrath, consulente di startegie di vendita americana che nel suo nuovo libro spiega la tecnica per fare di più in meno tempo.
Tutti interessanti stimoli ed esempi, da approfondire e mettere nei nostri buoni propositi per questo 2018!